mercoledì 22 marzo 2017

Le interviste : Giovanni Palombo
























Come promesso , ecco la chiaccherata integrale con Giovanni Palombo , a cui va un grazie immenso per avermi (ci) dedicato tutto il tempo necessario.

Urge una premessa : chiamarla intervista è forse eccessivo , e magari lesivo per la categoria dei giornalisti di cui chiaramente non faccio parte . Più che altro una chiaccherata a ruota quasi libera ( avevo un copione con domande vostre e non , la memoria e l'emozione giocano brutti scherzi ) , purtroppo non tutto è andato per il verso giusto. La fotocamera , chissà perchè , ha deciso di stopparsi dopo 10 minuti , e non me ne sono accorto. Poco male , vi ho evitato , oltre al romanesco incontrollabile ( che ahimè resta nell'audio ) , la vista delle mie curve. Per fortuna , previdente e malfidato , avevo acceso anche lo zoom , per cui la seconda parte è solo audio.Alla fine gli ho chiesto se poteva suonare per noi un brano ancora inedito e in fase di studio che aveva presentato al concerto , retrobottega di barbiere. Alla fine del contributo audio ci spiega la nascita del brano , poi ho fatto un video con immagini varie per accompagnarlo. Il pezzo lo ha suonato con la Greven di cui parla nell'intervista e che vedete nel video. Ecco la prima parte






E ora la seconda parte solo audio...






E infine la ciliegina , retrobottega di barbiere ( scusate il colpo di tosse sul finale , ma mi sono trattenuto a stento e alla fine sentirete che ho la voce strozzata!!!! )




59 commenti:

  1. Perbacco, che gran persona.. Grazie Stefano per questa illuminante chiacchierata..

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    1. Dovere , per i cookers questo ed altro :-)

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    2. Spero possa far piacere, a te e a Giovanni, l'impressione che un amico americano (ma fieramente, profondamente irlandese) ha espresso su Retrobottega di Barbiere. Se hai un account Twitter o FB posso inviarti il link. Succedono cose belle, nel mondo..☺

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    3. No , non ho account ne twitter ne FB...pensa te che ho attivato ( su insistenze lavorative ) uozzapp solo ieri ! Magari se passa Giovanni potrebbe darti il suo account FB , credo gli farebbe piacere.Puoi copiare il testo e incollare il testo ?

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    4. Questo commento è stato eliminato dall'autore.

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    5. m'è scappata la j di rubentus , porca paletta !!!!Pardon...

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  2. 10 punti subito per la cartellina! :D
    Poi, gran bella intervista! Una chiacchierata vera, dove si parla liberamente e con piacere non solo di chitarre, ma di musica e tanto altro. Giovanni è davvero persona squisita oltre che bravissimo musicista. Son cose che contano!
    Peccato per il fruscio nella parte filmata, ma si segue tutto molto volentieri.
    Complimenti a tutti e due ;)

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  3. La seconda parte è forse ancora più godibile, una vera intervista radiofonica! Un bel racconto da ascoltare con gli occhi liberi dallo schermo. La fantasia lavora e ne guadagna.

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    1. Ho anche pensato di mettere tutto per iscritto , preciso , aggiustando qua e la . Poi ho scelto di lasciare ascoltare la sua voce , le parole prendono vita se hanno l'intenzione giusta. E poi la chicca dell'inedito , mica è da tutti ! Grande Giovanni... E si , la cartellina è la ciliegina eheheheheh

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  4. Bravo Stefano, grandissima intervista, molto schietta e diretta. Mi fa apprezzo ancora di più Giovanni, gran bella persona oltre che ottimo musicista. Ci ha fatto un grande regalo presentandoci questo pezzo inedito.
    Mi conferma l'impressione che l'approccio agli strumenti di chi suona veramente (intendo dire il musicista professionista) sia più semplice e diretto, gli interessa più la sostanza, il suono, l'affidabilità, il confort, che non i mille particolari (legni, catene, dettagli costruttivi, particolari estetici) su cui noialtri discutiamo, fino quasi al feticismo ...

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    1. Feticismo può apparire eccessivo , forse è solo un modo diverso di amare e apprezzare qualcosa. Per Giovanni , come per altri che fanno della musica uno stile di vita ( e di lavoro , quindi ) l'importante è suonare , comunicare , trasmettere. E la chitarra è il mezzo. Per cui lo si sceglie si per la voce , ma l'anima gliela da lui. Noi invece a volte rincorriamo uno strumento che abbia già un anima, che magari ci somigli o che somigli ai nostri sogni. Perchè quando torniamo a casa sul divano vogliamo trovare qualcosa che ci porti lontano dal solito , un sogno , una favola. Ma quando poi anche noi ci troviamo , per sbaglio , su qualche palco , ecco , allora ci portiamo il miglior compromesso possibile e lasciamo i sogni nella custodia con l'igrometro. Perchè i sogni sono delicati , e ce ne prendiamo cura...

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    2. Considerazioni notevoli, che condivido in larghissima parte. Tuttavia, quando capita che non si sa distinguere tra il sogno e l'oggetto attraverso il quale il sogno dovrebbe realizzarsi, ecco che qualche conflitto pipparolo scaturisce. Soprattutto quando si pensa che "Il mio sogno è più lungo del tuo" cadono le braccia.

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    3. Nel caso di Giovanni, vedo invece uno che sa da dove viene e sa benissimo dove gli interessa andare. Se l'oggetto non è sublime, non importa, lo è il sogno. Sa bene che la perfezione assoluta è una fola, ma sa altrettanto bene che esiste la perfezione del momento nelle condizioni date (o concesse). Un incontro molto bello.

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    4. Giustissimo : la perfezione del momento . E' proprio quello da ricercare , ed è li che le strade dell'appassionato e del professionista si uniscono. Saltare la fase del confronto in cm dei sogni , ed adattarsi ad essi e al mondo che ci siamo costruiti attorno. Per un prof le pips sono un intralcio , per noi sono pane quotidiano e nulla toglie al divertimento , anzi. Certo se poi uno si fa solo pips e suona pochissimo , rischia la cecità ma è risaputo eheheheheh

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  5. ma questa intervista è una cosa sontuosa! me la sono davvero goduta, in particolare ho apprezzato molto le risposte agli interrogativi che mi ponevo, in cui Giovanni conferma i miei pensieri, perfezionandoli da professionista della musica. si vede benissimo che l'hai messo perfettamente a suo agio, permettendogli di toccare tutti i temi in maniera completa e approfondita, in questo senso la sua disponibilità è stata ammirevole, non si è davvero risparmiato.
    concordo con Mirco: inizialmente mi è spiaciuto che il video si sia interrotto dopo 10 minuti, poi invece la parte solo audio ha portato l'intervista in quella dimensione radiofonica che forse è risultata anche più congeniale al flusso delle parole. piccola nota: quando dopo 30 secondi hai mostrato con aria sorniona la cartellina fingercooking alla telecamera, ho dovuto fermare il video perché mi stavo sganasciando! ;)) insomma, ben fatto Stè e se lo risenti, ringrazialo tantissimo da parte nostra!

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    1. Avevo pensato , come ho detto , di trascrivere la parte audio , leggendo l'intervista fatta a Giovanni da Reno su fingerpicking.net. Precisa , mirata , messa in bella copia ma dannatamente settaria : se non sei uno praticissimo sembra fredda e impegnativa. Io l'ho buttata sulla chiacchera tra amici , cosa che viene fuori bene perchè è la verità , anche se oramai ci sentiamo poco. Oppure pensavo di lasciare l'audio in coda al video mettendo immagini didascaliche a corredo , che ne so , le chitarre di cui parla , gli artisti ecc ecc , ma 30 minuti di immagini che non annoiano era un impresa ardua , e forse avrebbe tolto qualcosa. Sono contento se così funziona...La cartellina la tengo per le prossime interviste , chissà mai non abbia trovato l'occupazione di quando diventerò grande :DDDDDDD

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  6. Sono l'ultima a commentare, forse perché me la sono risentita due volte, hai reso questa intervista godibilissima, più che una intervista è una chiacchierata tra vecchi amici, si sentiva che sia tu che Giovanni eravate a vostro agio, mi sono rimasti impressi due punti di tutta la chiacchierata, non che il resto non mi abbia colpito, ma in questi due punti mi ci sono rivisto, e sono: il modo di costruire i brani che Giovanni ha, e che inconsapevolmente uso anche io per i miei miseri brani, dico inconsapevolmente, perché dietro il suo modo di comporre ci sono anni di studio, mentre il mio modo di creare nasce dall'istinto, visto che di studio c'è ne è poco, diciamo che il mio è un' imprinting nato dall'ascolto inconsapevole, ma assiduo, diciamo che come ha detto lui sono rimasto "timbrato" da ciò che per anni ha girato prima sul giradischi, poi sul CD ed ora in digitale dal tubo, diciamo sono come un passerotto che vola ma non sa neanche il perché; il secondo punto è la scelta del nut massiccio da 46 mm, che anche io preferisco ai manici eliminarlo, infatti anche la mia dreaddy, ha un bel tronco d'albero e la cosa è stata voluta, proprio per avere una dittatura delle note sempre pulita, non che non riesca a suonare con manici più piccoli, ma con manici over size mi accorgo che tutto scorre in maniera più fluida.
    Per concludere poi ha "ammazzato" tutte le nostre fisime sulle varie pipa, facendoci capire che la chitarra è uno "strumento" e chi suona per vivere ( o meglio ) chi ha fatto della propria passione il proprio lavoro, come tale la usa GRAZIE STE, E GRAZIE GIOVANNI ;-)

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    1. Eliminarlo=slim
      Dittatura= diteggiatura
      Che devo fa? Me devo imparare a rileggere prima di inviare ;-)

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    2. Ho trovato anche io dei punti in comune con te mentre parlavamo di composizione , nonostante l'approccio "studioso" di Giovanni e la tua completa dedizione all'istinto possano sembrare distanti.Anche sulle pips , che tu da ,liutaro appassionato ma concreto ,consideri ma non alimenti .La prossima volta però DEVI venire con me ad un suo concerto così vi fate una bella chiaccherata.
      Lo sai che dittatura musicale era una bellissima definizione ? Molto meglio di diteggiatura ! Dopo quella del proletariato , è la dittatura che preferisco :DDDDDDDD

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    3. Sentita dal Coro dell'Armata Russa mi faceva arrotolare e arrotolare i calzini senza toccarli..☺

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    4. Per contro, ricordo con angoscia musico-ideolodico-politica un interminabile concerto di Fausto Amodei sulla Storia del Partito Comunista Italiano (nothing less!). Sedevo a tre passi da Giancarlo Pajetta, che ascoltò quelle 76 ore di concerto pallosissimo senza muovere un pelo, avviticchiato come suo solito e poggiando il viso su tre dita della mano sinistra (ovviamente).. Io ho voluto bene a Pajetta. Ma quando chiese il bis l'avrei amorevolmente fulminato.. Seguirono 13 ore di applausi. Io però ero già al confine portoghese..☺

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    5. Ai livelli della corazzata Potemkin , direi eheheheheh Aldilà di tutto , il coro dell'armata Russa aveva un impatto emotivo davvero enorme . Un bel disco con i deep purple potevano pure farlo , ecchediamine :DDDDDDDDD

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    6. Sono sicuro che nelle pause delle prove e tra un concerto e l'altro, tiravano fuori le Telecaster e pestavano Satisfaction..

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    7. Ma il riff lo facevano con la balalaika , ci giurerei !

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    1. Grazie reverendo , Lei ha aperto la strada ed io umilmente la seguo ;-))))))

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  8. Chissà se un giorno si potrà affrontare il tema della canzone politica (dal punto di vista Cookers, chitarristico)? Sarebbe interessante. Non ricordo se vi fossero chitarristi e compositori particolarmente 'raffinati' come,ma esempio Giovanna Marini.

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    1. Magari ! Penso al cantastorie Pino Masi , a cui sono "ovviamente" legato , a Ivan Della Mea , ma anche Lolli che faceva un cantautorato molto politicizzato e contestualizzato in quegli anni ( i '70 ) dove le chitarre in fingerpicking la facevano da padrone. Bisogna vedere se si trova abbastanza materiale su cui intavolare la discussione. Oddio , la discussione... sembro Nanni Moretti quando alla fine del cineforum diceva " e ora il dibattito " e tutti naaaaaa , e scappavano :DDDDDDDD

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    2. Mi è venuto in mente Enzo Del Re , non suonava la chitarra ma uno strumento davvero mooolto acustico : una sedia ! Unico...

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    3. Vero, vero.. Certe cose, poi, somigliano troppo a sedute di autocoscienza. Vade retro. Ivan Della Mea, certo, la Marini, già citata.. A Torino, sul versante di musica popolare, che implicava una ricerca anche 'sul campo', era attivo Roberto Balocco, che era anche un buon chitarrista e arrangiatore (oltre che compositore). Non ho mai apprezzato molto le canzoni slogan, le parole d'ordine in musica (un nome su tutti: Pietrangeli), anche se so benissimo che la loro funzione era anche e soprattutto quella di diffondere una 'informazione' alternativa, tendere alla musica del popolo.. Una stagione a cui contribuirono anche scrittori come Calvino (Ultimo viene il corvo).. E insomma, sarebbe un excursus storico musical-popolare al quale i Cookers contribuirebbero con la loro specifica competenza a sei corde. Vedremo..
      PS: darei anche un occhio (e un orecchio) a Gaber, che ha detto la sua anche in questo ambito..

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    4. E a Stefano Rosso, ottimo fingepicker assai più politico (soavemente ironico) di molti altri. E Ciampi.. Basta, che mi prende il magone.#😎

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    5. Anche Fausto Amodei era un fine chitarrista , e molto ironico nei testi. Vabbè , finiamola qui o mi metto a piangere :-)

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    6. Sigh! 😀
      Sì, Amodei suonava mooolto bene..

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    7. OT, comunicazione settaria e settoriale, configurabile come uso privato di blogspot.. Ho lavorato (33 anni fa, Maremma.) con Peppino 'Peppuse' Ortoleva alla realizzazione di un insieme di materiali sulla comunicazione di massa, cinema, tv, etc..Per caso ricordi Peppuse? Scrisse una bella introduzione all'edizione italiana di Bound for Glory di Wood Guthrie..

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    8. Sinceramente no , sono andato a leggere qualcosa per vedere se mi veniva in mente qualcosa ma niente. Però sembra una gran persona , studioso appassionato ( da buon partenopeo). Magari Andrea ne sa qualcosa...

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    9. Nato a Napoli, ma da sempre a Torino, leader del Movimento Studentesco nell'occupazione di Palazzo Campana (Facoltà Umanistiche) di Torino, da sempre nella sede storica torinese di LC, in c.so San Maurizio... Ha testimoniato al processo contro Adriano Sofri in quanto leader di LC (non come indagato, eh!)

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  9. Riguardo al cantautorato politico vi vedo molto sul pezzo. Nomi che conosco, non tutti, ma che accomuno in un ricordo collettivo di grandiosa epocale rottura di maroni :DDD
    In quel ricordo di sensazioni salvo alcuni fuoriclasse come Gaber, politico in senso molto lato, e i più popolari Inti Illimani che almeno, prima della inevitabile botta di noia, riuscivano a tenermi ancorato per un po' alla novità degli strumenti andini e agli arrangiamenti. Bei tempi?
    Mi è scappato il punto interrogativo... ce lo lascio :)

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    1. Rottura di maroni , è vero ,ma come tante "lezioni" , che sia un prof o la vita a darcele...però poi restano in un angolino a ricordarci chi siamo e dove vorremmo andare. Non in quel posto , naturalmente :-)))))))

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    2. Si si, lo so e sono d'accordo. Non rinnego di aver vissuto pienamente quei momenti. Ma poi si prende il tutto e un po' anche si mitizza (soprattutto noi vekkietti). Io parlavo strettamente di musica e trovo che gran parte di quei cantautori avessero la presunzione di esser musicisti quando erano più scrittori o, nei casi peggiori, dei politici. Quanti pensieri anche profondi affidati ai soliti tre arpeggi, e pronti a etichettare di ignoranza chi si faceva sfuggire lo sbadiglio! Testi lunghissimi, interi trattati di sociologia affidati al giro di DO. Ricordo quanto mi infastidiva Guccini, convinto che bastassero gli svisi di Flaco Biondini in sottofondo a nobilitare i soliti tre accordi (quando abbiamo conosciuto Flaco, l'abbiamo poi sentito cosa vuol dire nobilitarli per davvero!). Ecco, da musicista quelle pretese mi facevano girare le balle :)

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    3. Infatti Claudio diceva fosse possibile fare un discernimento tra la musica "politica" e la chitarra suonata. Cita Giovanna Marini , ad esempio , oppure io Fausto Amodei che era a suo modo un virtuoso. E anche nei testi c'era si tanta retorica , ma poi qualche sobbalzo ironico ogi tanto usciva fuori. In quel calderone ci deve essere stato qualcuno che suonasse davvero ! Sarebbe un operazione lunga e difficile , da topi di bibliote...ehm , audioteca , ma era un pour parler . Stefano Rosso è un esempio nobile...

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    4. Io, Perry, ho una speciale tendenza ad annoiarmi, a disobbedire alle parole d'ordine dette, urlate, scritte e in musica. Ho raccontato una serata di totale riduzione a molecole delle gonadi in quel di Torino. Io arrivo tardi alle feste e sono il primo ad andare via. Chiesa, Stato, Dio, Patria e Famiglia, Catasto Edilizio Urbano e Terreni sono da sempre gentilmente ma fermamente esortati a non rompermi le scatole. Ero curioso di sapere se qualcosa o qualcuno, in quella stagione, avesse qualcosa da dire anche sotto il profilo 'chitarristico' o 'musicale' in senso lato. Lascio i sociologi alla loro sociologia, di solito, e preferisco bere un pastis con gli amici.

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    5. Infatti le mie riflessioni, che per altro avevo già espresso in precedenza (sai, l'età!) me le ha suggerite proprio il tuo racconto torinese.

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    6. Pastis ? Dove ? E soprattutto , quando ?

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  10. Tempi nostri. Belli o brutti. Vissuti con noia o entusiasmo, purché vissuti davvero..

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    1. Tempi de noantri , sicuro. Accidenti , se penso che era un post/intervista ne abbiamo fatta di strada O.T. eheheheheh A noi vekkietti basta poco per far partire l'angolo nostalgia ;-)

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    2. Sai com'è, esiste anche l'arte della digressione e non è detto che sia soltanto sintomo di demenza senile 😎.. E poi andar fuori tema era il miglior modo di dire cose interessanti, almeno per me.. Life is many days. And things!

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    3. Comunque a me Guccini piaceva, e ho consumato il mio registratore "geloso" a furia di ascoltarlo, a risentirlo ora mi sembra fuori dal tempo, come ascoltare l'inno di Mameli, che onestamente vetusto e non ci rappresenta più....

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    4. Tutti gli inni nazionali sono richiami alla guerra: la pur splendida Marsigliese richiama il sangue del 'nemico', la morte dell'oppressore. Sono richiami all'unità e all'identità. Ci si riconosce o meno, ma quella è la loro funzione. Guccini è una persona degnissima, che vale molto di più di quanto appare. Credo che se ne fregasse (e che se ne freghi) abbastanza dell'arte, del successo, del giudizio altrui: molti suoi detrattori, comunque, non saprebbero accordargli la chitarra, figurarsi scrivere un suo verso.
      Alla Stazione di Bologna, 43 anni fa ci vide con le chitarre mentre lo sbirciavamo intimiditi. Era con Vince Tempera. Ci raggiunse a passi giganteschi e cordiali, chiese da dove venivamo, cosa facevamo a Bologna. Una ricerca sulla riqualificazione urbana del centro storico. Sgranò gli occhi. Per chi la fate? Ci credo mica. Per noi: è il nostro tema annuale. E l'anno scorso? La psichiatria di Basaglia, a Trieste. Ummadonna! E poi, e poi? Studiamo la magistratura in Italia. E quando vi divertite? Beh, la ricerca dura due mesi, tutto il resto è casino. Andiamo a farci un caff.. Caff, non caffè. Mi è rimasto impresso il dettaglio. E insomma ci pagò tre caff alla Stazione di Bologna. Il primo che parla male di Guccini lo gonfio.

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    5. Come sei drastico, lungi da me il pensiero di criticarlo, primo perché con la sua musica ci sono cresciuto e poi perché ho una soglia bassa del dolore fisico, e non sopporto la violenza. HEHEHEHE!!!😂😂😂

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    6. Ma io non mi riferivo a te, né ad alcuno.. Del resto, hai scritto sin dall'inizio che Guccini ti piaceva! 😎

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    7. L'ho criticato io, che poi non vuol dire parlarne male. Ma comunque sono al sicuro, a qualche centinaio di km :)

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    8. Guccini...mah! Vincenzo non è che ne parlasse tanto bene, dell'uomo intendo. Flaco invece...come poi abbiamo avuto modo di accertarcene di persona.

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    9. Ovviamente io non conosco Guccini. Ma immaginatevi tre liceali diciassettenni che si vedono pagare un caffè da un cantautore celebrato e molto molto suonato in quell'epoca. Una specie di sogno. Io poi sono smilzo e il metro e ottanta me lo scordo: da ragazzo ero addirittura evanescente e vedere in carne e ossa una specie di gigante che si interessa a quel che fai e per di più ti offre un caffè, beh, mi fece molto piacere e ne conservo un ricordo piacevole. Se poi Guccini fosse stronzo o meno, io francamente non lo so. In realtà difendevo il mio ricordo, anche a cazzotti se serve..☺

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  11. Giovanni mi ha scritto dicendo di aver messo un commento , io gli ho risposto che non lo leggevo. Allora lui ci ha riprovato ma non vedo niente lo stesso , e così mi ha mandato un copia e incolla di quello che aveva scritto. Eccolo qui :
    "Voglio ringraziare tutti gli amici di Fingercooking, per i loro commenti, sono lusingato dalle vostre parole. Un grazie speciale a Stefano, per l’intervista, e il sostegno alla mia musica e ai miei concerti. L’intervista che ha raccolto domande da diverse persone, mi ha permesso di spaziare su argomenti diversi, realizzando più una informale chiacchierata tra amici, che una intervista “tecnica”. Spero di incontrarvi a qualche prossimo concerto. Un saluto a tutti, e buona musica! "

    Giovanni Palombo

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